Racconti Erotici > Gay & Bisex > RICCIOLI BIONDI
Gay & Bisex

RICCIOLI BIONDI


di Foro_Romano
01.11.2017    |    20.214    |    16 9.4
"Le capisco, certo, però, così facendo, la voglia di scoparmi un bel culetto mi era rimasta sempre dentro..."
(Racconto n. 84)

“Si cara, va tutto bene. Che vuoi, lavoro tutto il giorno – come sai – con questo caldo e la sera sono veramente sfinito… Come dici? Ah ah, si, certo, come no? E’ vero. Il fatto che voi siete in vacanza ed io sono qui da solo mi permetterebbe certe libertà ma l’unica libertà che mi prendo è quella di andare a letto presto, credimi. Certo che ti voglio bene! Allora, buonanotte Puccetta mia. Ci sentiamo domani sera. Un bacio anche ai ragazzi. Buonanotte”.
Le avevo detto la verità. Ero stanco delle solite questioni di lavoro tutto il giorno, ma proprio per questo sentivo il bisogno di qualcosa che rompesse la monotonia, fregandomene della stanchezza. Da un po’ mi girava per la testa una certa idea e finalmente ero libero di poterla realizzare.
Sono un uomo di 45 anni con moglie e due figli maschi di 19 e 17 anni. Per la mia età, ho ancora un fisico da fare invidia e molte colleghe divorziate, separate, zitelle ma anche sposate mi fanno il filo. Io, però, non ho mai tradito mia moglie, che amo ancora veramente, anche se, dal punto di vista sessuale, non abbiamo mai avuto molta intesa. Lei è molto tradizionale. Nella posizione del missionario e basta. Invece io da giovane mi sbizzarrivo nelle posizioni più strane con le mie fidanzatine, anche se nessuna aveva mai accettato di prenderlo nel culo. Si tiravano indietro perché ho il cazzo veramente grosso e lungo e non volevano soffrire. Le capisco, certo, però, così facendo, la voglia di scoparmi un bel culetto mi era rimasta sempre dentro. Anzi, alla mia età posso dire che si era accentuata. Era quasi diventata una fissazione e quella sera, vista la libertà di cui godevo in quei giorni, ne avevo una voglia pazzesca.
Desideravo un culetto giovane e fresco ma mi dicevo che erano follie della mezza età. Se le donne non avevano voluto farlo quando ero giovane figuriamoci se avrebbero accettato di farlo con uno per loro ‘vecchio’. C’è però una categoria di persone che avrebbero potuto accontentarmi. Sono sempre stato un etero assoluto ma la mia fissazione mi aveva portato a pensare che qualche frocetto avrebbe accondisceso e – in fin dei conti – un culo vale un altro.
Così feci forza contro la mia stanchezza e, fattomi una bella doccia rilassante, sono salito in macchina e sono andato in un viale isolato a fianco del parco comunale, noto centro di incontri erotici di ogni tipo.
Fermata l’auto, col finestrino aperto, mi sono acceso una sigaretta e sono rimasto a godermi un bel venticello fresco notturno che mi ha ritemprato lo spirito ed il corpo. Dopo una decina di minuti ho visto un ragazzino che passava e ripassava lentamente sul marciapiede guardandomi intensamente. Era molto carino. Con una testolina piena di ricci biondi. Non camminava come una checca. In una situazione diversa non avrei mai detto che avesse certi gusti. Non so che mi prese. Mi piaceva veramente tanto ma era eccessivamente giovane e non ho mai avuto tendenze pedofile. Quindi lo sbirciavo ogni tanto ma senza mostrare troppo interesse. Dopo un po’ si avvicinò al finestrino.
“Ciao”, disse.
“Ciao”, risposi secco per non dargli speranze o, forse, per non cedere alla tentazione. Ma lui continuò, un po’ timidamente.
“Sei solo? Anch’io sono solo. Posso farti compagnia?”
Lo fissai per una lunga manciata di secondi, indeciso sul da farsi. Poi capitolai. “Sali”, accompagnando l’invito con un gesto della testa. Fece il giro, aprì lo sportello e si sedette accanto a me. Era ancora più bello. Pantaloncini corti jeans chiaro che lo fasciavano mettendo in mostra un perfetto culetto prominente ed una t-shirt senza maniche con una scritta che non notai particolarmente. Un visino da fanciullo con due grandi occhi che, nella penombra dei lampioni, mi sembravano verdi. Ci fu un minuto almeno di silenzio poi non resistetti.
“Sei molto carino”, azzardai. Lui, un po’ trattenuto da una certa vergogna ma deciso ad andare avanti, mi rispose: “Tu mi piaci molto”.
“Io? Ma se potrei essere tuo padre! Poi sei così giovane per certe… idee”.
“Guarda che sono maggiorenne”, disse con un certo orgoglio.
“Davvero?! Non ci credo”.
“Guarda” e tirò fuori la carta d’identità e me la mostrò coprendo il nome con un dito. Potei così leggere la sua data di nascita. Aveva 18 anni ed un mese. Tutto sommato, aveva ragione. Mi venne spontaneo un sorriso.
“Visto? Posso fare quello che voglio”, ribadì orgogliosamente.
“E che vorresti fare?”.
“Voglio fare sesso con un uomo virile come te”. Tacque in attesa, forse con timore, della mia reazione.
“E che genere di sesso vorresti fare?”.
Superando gli ostacoli psicologici che stava provando – era evidente – espresse veementemente tutto il suo desiderio represso.
“Voglio essere scopato con forza. Voglio il tuo cazzo in bocca ed in culo. Voglio sentirmi posseduto da un vero maschio che pensi solo al suo piacere. Voglio godere facendoti godere col mio corpo. Ti prego”.
Arrossì ed abbassò la testa. Quella sua ultima frase era una evidente richiesta di aiuto. Mi fece tenerezza e mi eccitai all’idea che avrei potuto finalmente appagare il mio desiderio con un ragazzo così fantastico. Con una mano sotto il mento gli sollevai la testa.
“Guardami. Stai piangendo?”. Si mosse per dire di no.
“Anche tu mi piaci molto”. Sorrise. Dio quanto era bello! “Vuoi il mio cazzo? Guarda l’effetto che mi fai” ed abbassai lo sguardo tra le mie gambe dove il mio orgoglio si stava ingrossando sotto il tessuto leggero dei pantaloni della tuta.
Con un po’ di indecisione allungò una mano che, dapprima, forse timorosa di ciò che stava per fare, si posò sulla mia coscia ma poi, stimolato da quel primo contatto con i miei muscoli, raggiunse la ormai più che evidente protuberanza desiderata. Si rese conto della sua consistenza e lo sentii fremere più di desiderio che di paura. Mi guardò con occhi pieni di incredulità mista ad un crescente languore. Mi fece tenerezza. Era ancora più affascinante, così sfacciatamente bello, così pieno di giovinezza ed ingenuità, così provocatoriamente attraente. Gli misi una mano tra i capelli e mi sembrò che stesse per svenire, con le labbra socchiuse, così mi avvicinai e lo baciai, ficcandogli subito tutta la lingua in bocca. Rispose subito all’invito e la sua piccola lingua cercò di competere con la mia col risultato di mescolare le nostre salive.
Quel bacio profondo e la sua manina sul mio cazzo, fecero sì che stavo già quasi per esplodere così lo staccai da me tirandolo per i capelli, senza fargli male ma con decisione, e gli abbassai la testa verso il mio inguine per un chiaro invito a soddisfare i nostri reciproci e complementari piaceri. Me lo tastò con decisione ma io, alzatomi un poco dal sedile, mi abbassai rapidamente l’elastico della tuta e delle mutande assieme, fin quasi alle ginocchia, mettendogli sotto il naso tutta la mia virilità. Ne rimase estasiato.
“Era questo che volevi?”. Tirò un lungo respiro per godersi appieno l’afrore ma non gli detti altro tempo e gli spinsi la testolina riccioluta costringendolo ad aprire la bocca ed imboccare la grossa cappella. Non ebbi bisogno di spingere oltre perché iniziò subito a fare su e giù cercando ogni volta di prenderne dentro un pezzetto in più. Era come se fosse posseduto da una fame atavica o forse semplicemente per tanto tempo repressa. Finiva per strozzarsi da solo ficcandosi la minchia fino in gola per poi riuscire per riprendere fiato, emettendo sempre più saliva che andava ad infradiciare i miei peli pubici e colare sulle grosse palle sempre più gonfie di crema. Giuro che la mia mano sulla sua nuca non aveva alcun bisogno di spingerlo ad ingozzarsi, limitandosi ad accompagnarlo nei movimenti. Quella situazione mi eccitava oltre ogni limite e cominciai a ricoprirlo di oscenità che aumentarono la nostra reciproca libidine.
“Ti piace il cazzo, eh… puttana… Ahhh siii così, brava… Ci sai fare proprio bene… Si vede che hai una dote naturale… Ahhh… Sei una succhiacazzi nata… sei una lurida zoccola… Ahhh…” Era il primo pompino che ricevevo in vita mia da un uomo eppure ebbi la piena sensazione che fosse il migliore che avessi mai ricevuto. Era vero quello che si diceva sui froci: ci sanno proprio fare. Allungai una mano verso il suo culetto e la infilai nei suoi pantaloncini. Lo accarezzai passando sulla leggera peluria della sua natica e raggiunsi con un dito il suo buchino che fremette subito al tocco e si apriva e chiudeva quasi a volermelo fagocitare. Un fremito percorse i nostri corpi.
“Succhia puttana… muovi quella linguetta affamata… Ahhh, che troia… Ahhh siii”. Aumentò la velocità e conseguentemente la produzione di saliva. Sarei potuto venirgli in bocca da un momento all’altro, ma io volevo soddisfare le mie vecchie voglie.
“Non credere di cavartela con una bevuta… mignottella… porca… Ti voglio montare come una vacca… Voglio spaccarti e sfondarti questo bel culetto fino a slabbrarti il buchetto… mmm… e trasformartelo in una bella fighetta pronta a soddisfare tutti i maschi del mondo. Presto, mettiti in ginocchio sul sedile”. Obbedì prontamente, calandosi i pantaloncini e mettendo in mostra un meraviglioso culetto a mandolino sodo e leggermente peloso. Passai dietro di lui, lancia in resta.
“Siii… montami… sono la tua vacca… Dammelo… dammelo in culo… dammelo tutto fino in fondo… Soddisfati col mio corpo senza preoccuparti per me”.
Lo presi alla lettera. Puntai il cazzo, che aveva raggiunto una dimensione incredibile e, favorito dalla tanta saliva che lo ricopriva, con una potente spinta gli infilai la cappella e gli ruppi l’ano. Si sentì chiaramente il rumore del muscolo che cedeva. Lo stavo sverginando. Gridò. Gli misi una mano sulla bocca e detti un’altra spinta, poi un’altra ancora e, finalmente, gli entrai tutto dentro. Urlava nel palmo della mia mano ma, tra un urlo ed un altro, mi incitava a continuare. Così, dopo un attimo nel quale mi ero fermato, cominciai a stantuffarlo sempre più forte e, man mano, le sue urla si trasformarono in gemiti di piacere. Guaiva come una cagnolina presa a calci, ma erano guaiti di consenso, di soddisfazione, di pura sottomissione al maschio. Lo agguantai agli stretti fianchi
“Ti sfondo… ti sfondo… ti sfondo” andavo ripetendo ad ogni spinta ed ogni volta era come se andassi sempre più in là. Per un attimo mi domandai come cavolo facesse il mio enorme cazzo ad entrare dentro quel corpicino così minuto e come cavolo facesse a sopportare l’inevitabile dolore inflittogli, anzi a goderne. I miei coglioni pendenti gli sbattevano ritmicamente sulle chiappette e, sebbene poco prima stessero per esplodere, adesso sembravano gradire molto. Così lo chiavai forsennatamente per un bel po’ e gli piacque così tanto che se ne venne ben due volte senza toccarsi prima che arrivassi al traguardo. Godeva come e forse più di una femmina in calore.
Godeva, sbavava di piacere, mi incitava dicendomi di continuare, di fare sempre più forte, di farglielo arrivare allo stomaco, che ero un toro da monta. Lo abbrancai stringendolo forte tra le mie potenti braccia pelose, aderendo al suo corpo e vibrando all’unisono con lui. Il suo buco si era letteralmente disfatto e il suo budello non opponeva più alcuna resistenza essendosi adattato alle dimensioni del potente invasore. Capii che era mio, che quella delizia di ragazzo era ormai tutto mio. Gli morsi la spalla, gli arpionai con una mano i riccioli biondi e ne presi il completo possesso scaricandogli dentro una sborrata bestiale come non ne avevo mai fatte in tutta la mia vita, nemmeno mettendo incinta per due volte mia moglie. Non la finivo più di schizzare sborra e il mio cazzo non sembrava volersi arrendere, rimanendo duro per molto tempo.
“Siii… siii… sono pieno di sborra… Mi hai sfondato e riempito di sborraaahhh” e, cosciente di questa verità, venne una terza volta, tremando come una foglia. Benché ancora avvolto dal piacere dell’orgasmo, pensai “Benedetta gioventù, che riesci a venire tante volte di seguito!”.
Mi sfilai lentamente ed ammirai il risultato della mia irruenza. Al posto del buchino c’era ormai una voragine arrossata da cui colava fuori a grumi lo sperma che ci avevo sparato dentro, ritmicamente, seguendo le contrazioni dell’ancor vivo orgasmo.
Presi dei fazzolettini e lo ripulii con delicatezza lasciandogliene un paio dentro quasi a fermare in parte la fuoriuscita del mio piacere. Stavo per ripulirmi anch’io quando si tirò su, si girò e mi spinse sul sedile. “Adesso ci penso io” e subito me lo riprese in bocca leccando e succhiando per ripulirmelo completamente dai suoi e miei umori. Notai che le sue guance erano rigate da lacrime ormai disseccate e mi resi conto che, per soddisfare i miei desideri, avevo esagerato nella forza esercitata. Ne sentii il rimorso.
“Scusami... Sono stato troppo violento… E scusami anche per tutto quello che ti ho detto… E’ che mi hai fatto perdere la ragione… Mi piaci e mi è piaciuto molto scoparti… Mi sono lasciato prendere la mano… Scusami…”.
“Non ti devi scusare”, disse tra una lappata e l’altra. “E’ piaciuto molto anche a me… Era quello che desideravo da tanto tempo… Volevo un vero maschio come te che mi scopasse proprio come hai fatto tu… E’ stato doloroso ma mi è piaciuto da morire…”.
Non so che mi prese. Non mi era mai successo. Il rumore dei suoi risucchi. Le sue parole confortanti. Il pensiero al piacere che avevo appena provato. Fatto sta che il cazzo non solo non mi si ammosciò ma tornò duro come il marmo. Incredibile, stavo godendo di nuovo! Quel piccolo meraviglioso esserino era un amante fantastico. Gli afferrai la nuca e gli detti il ritmo sempre più veloce, arrivandogli ogni volta in gola. Infine, gli misi solo la cappella in bocca affinché potesse assaporare bene il mio succo ed ancora una volta mi lasciai andare ad una sborrata fantastica. Inghiottì tutto, fino all’ultima goccia e trattenne il cazzo adagiandosi sulla mia coscia. Gli accarezzai i ricci e lui mi guardò. Sembrava un bimbetto col ciucciotto in bocca, soddisfatto.
Inutile dirvi che ancora oggi, almeno due volte a settimana, andiamo in un alberghetto sulla superstrada, fuori città, e me lo scopo in tutte le posizioni, anche in piedi schiacciandolo contro la parete. Lo farcisco come un uovo nell’uno e nell’altro canale, se non gli imbratto il suo dolce visino angelico. Sono arrivato anche a godere tre volte di seguito, cosa che alla mia età pensavo non fosse più possibile. Lui va pazzo per il mio corpo maturo, massiccio e peloso ed io mi arrapo per il suo, piccolo e perfetto, ma soprattutto per quei suoi fantastici riccioli biondi.

(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).


Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.4
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per RICCIOLI BIONDI:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni